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LA DANZA DEGLI GNOMI

La matrigna la guardò stupita. Serena splendeva di una bellezza mai veduta: - Non t'è occorso nessun guaio, per via? - Nessuno, mamma. - E raccontò esattamente ogni cosa. E ad ogni parola una perla le cadeva dall'orecchio sinistro. La matrigna si rodeva d'invidia. - E il mio libro di preghiere? - Eccolo, mamma. La logora rilegatura di cuoio e di rame s'era convertita in oro tempestato di brillanti. La matrigna trasecolava. Poi decise di tentare la stessa sorte per la figlia Gordiana. La domenica dopo, alla stessa ora, disse alla figlia di recarsi a prendere il libro nella chiesa del villaggio. - Così sola? Di notte? Mamma, siete pazza? E Gordiana scrollò le spalle. - Devi ubbidire, cara, e sarà un gran bene per te, te lo prometto. - Andateci voi! Gordiana, non avvezza ad ubbidire, smaniò furibonda e la madre fu costretta a cacciarla con le busse, per deciderla a partire. Quando giunse al crocevia, inargentato dalla luna, i piccoli gnomi che danzavano in tondo si divisero in due schiere ai lati della strada, poi la chiusero in cerchio; e uno si avanzò porgendole il fungo e la felce e invitandola garbatamente a danzare. - Io danzo con principi e con baroni: non danzo con brutti rospi come voi. E gettò la felce e il fungo e tentò di aprire la catena dei piccoli ballerini con pugni e con calci. - Che bimba brutta e deforme! - disse uno gnomo. Un secondo disse: - Ch'ella diventi della metà più ancora cattiva e villana. - E che sia gobba! - E che sia zoppa! - E che uno scorpione le esca dall'orecchio sinistro ad ogni parola della sua bocca. - E che si copra di bava ogni cosa ch'ella toccherà. - Così sia! Così sia! Così sia!... - gridarono tutti con voce irosa e crepitante. Ripresero la danza prendendosi per mano, poi spezzarono la catena e disparvero. Gordiana scrollò le spalle, giunse alla chiesa, prese il libro e ritornò al castello. Quando la madre la vide dié un urlo: - Gordiana, figlia mia! Chi t'ha conciata così? - Voi, madre snaturata, che mi esponete alla mala ventura. E ad ogni parola, uno scorpione dalla coda forcuta le scendeva lungo la persona. Trasse il libro di tasca e lo diede alla madre; ma questa lo lasciò cadere con un grido d'orrore. - Che schifezza! È tutto lordo di bava! La madre era disperata di quella figlia zoppa e gobba, più brutta e più perversa di prima. E la condusse nelle sue stanze, affidandola alle cure di medici che s'adoprarono inutilmente per risanarla. Si era intanto sparsa pel mondo la fama della bellezza sfolgorante e della bontà di serena, e da tutte le parti giungevano richieste di principi e di baroni; ma la matrigna perversa si opponeva ad ogni partito. Il Re di Persegonia non si fidò degli ambasciatori, e volle recarsi in persona al castello della bellezza famosa. Fu così rapito dal fascino soave di Serena che fece all'istante richiesta della sua mano. La matrigna soffocava dalla bile; ma si mostrò ossequiosa al re e lieta di quella fortuna. E già macchinava in mente di sostituire a Serena la figlia Gordiana. Furono fissate le nozze per la settimana seguente. Il giorno dopo il Re mandò alla fidanzata orecchini, smaniglie, monili di valore inestimabile. << - >>

 
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